Il fiume, i due ponti, i Murazzi, la stella, il ferro, gli specchi, le pale, il fosforo, i contenitori, gli spruzzi, i fari, le luci nere, il timer... La notte, il freddo spossante, le luci nere sempre accese, i fari che si spengono, il fosforo che si eccita incandescente come memoria attiva... Quanta ne ho persa di memoria... I fari si riaccendono, gli specchi riflettono i raggi... Marzio, Mariano, stelle rosse... È la festa lavata dagli spruzzi, dalla neve, è la festa dell’illusione concreta... Forse è la festa che desidera farsi luce dell’arte.
Gilberto Zorio
Luce Fontana Ruota di Gilberto Zorio è una stella a cinque punte di oltre undici metri di diametro, che, sorretta da un braccio verticale, ruota come un mulino sfiorando il pelo dell’acqua e generando così piccole cascate continue. Ricoperta di fosforo, al buio l’opera assume una colorazione vicina all’azzurro. La figura della stella è forse la più ricorrente nel lavoro di Zorio: in cristallo, in cuoio, con i contorni di nichel cromo incandescente, composta di giavellotti, o in forma di torretta di mattoni con sezione a cinque punte, essa attraversa tutto il percorso dell’artista. E anche il fosforo era già stato utilizzato in diverse occasioni, a partire dal Pugno fosforescente in cera esposto da Sperone nel 1971 e a Kassel nel 1972.
Il lavoro di Zorio si caratterizza per l’impiego di materiali industriali che, trasformandosi, si fanno portatori di energie e tensioni latenti. La condizione di buio o di luce, l’evaporazione di acqua marina (in Tenda, 1967) o le reazioni chimiche (Piombi, 1968) fanno della processualità una sua cifra distintiva. Tra i protagonisti dell’Arte Povera, dal 1967 Gilberto Zorio (Andorno Micca, Biella, 1944) ha cominciato un’intensa attività espositiva che ha portato le sue opere in alcune delle più importanti istituzioni internazionali, tra le quali: Kunstmuseum, Lucerna (1976); Stedelijk Museum, Amsterdam (1979); Pinacoteca, Ravenna (1982); Kunstverein, Stoccarda (1985); Centre d’Art Contemporain, Ginevra e Centre Georges Pompidou, Parigi (1986); Tel Aviv Museum, Tel Aviv e Stedelijk Van Abbemuseum, Eindhoven (1987); IVAM, Valencia (1991); Centro per l'Arte Contemporanea Pecci, Prato e Musèe d’Art Moderne et d’Art Contemporain, Nizza (1992); Galleria Civica d'Arte Contemporanea, Trento (1996); Dia Center for the Arts, New York (2001); Milton Keynes Gallery, Milton Keynes (2008); MAMbo, Bologna (2009); CGAC, Santiago de Compostela e MACRO, Roma (2010); Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2017).
Ha partecipato a cinque edizioni della Biennale di Venezia (1978, 1980, 1986, 1995, 1997) e due documenta, Kassel (1972 e 1992).
Silvia Maria Sara Cammarata
Collocazione attuale
laghetto di Italia ’61, corso Unità d’Italia, Torino.
Collocazioni precedenti
nel 1999 ai Murazzi del Po Gipo Farassino; dal 2000, sede permanente, laghetto di Italia ’61, corso Unità d’Italia.
Specifiche tecniche
Struttura portante e mulino in forma di stella luminosa in acciaio, secchi, plexiglass specchiante, tubi in plastica, pittura al fosforo e materiale plastico, quadro di comando.